Il Teatro Zig Zag annovera moltissime produzioni teatrali di prosa per il pubblico adulto e per ragazzi. Elenchiamo le schede di tutte le produzioni


TEATRO PER RAGAZZI E BAMBINI

LA LEGGENDA DELLA FANCIULLA DEL POZZO DEL CORTILE VELA
Di Letizia Catarraso
Da un’idea di Carmelo Failla
Spettacolo realizzato con
attori, maschere, pupazzi, burattini e macchine di scena.
Con
Filippo Aricò e Letizia Catarraso
Dipinti di
L. Catarraso e Laura Lo Faro
Musiche tratte dall’opera “I Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi
Documentario Filmato “Il pozzo di Gammazita” di Filippo Milazzo

Compito primario dello spettacolo: raccontare la storia e fare avvicinare gli spettatori alle tradizioni di una regione affascinante e complessa come quella siciliana in maniera originale e divertente.
Dopo un lungo lavoro documentario, Carmelo Failla ha ricavato il soggetto della leggenda di Gammazita, una delle tante fiorite sulla rivolta dei Vespri Siciliani del 1282: la vicenda di una ragazza catanese che, per non subire le lusinghe di un soldato angioino, preferì precipitare nel pozzo del cortile Vela.
Il pozzo in questione esiste davvero (lo presentiamo con breve filmato che precede lo spettacolo) a pochi passi dal Castello Ursino, e lo spettacolo tra l’altro può essere spunto per un’interessante visita a questa nostra vestigia del passato.
Gammazita del resto non è forse la perfetta eroina di una fiaba, simile alle tante di Andersen?
Il copione, e subito dopo l’allestimento, racchiude un messaggio di pace, di voglia e necessità di libertà.
Infatti, una maniera di vivere e di pensare falsamente libertaria e pietistica ci ha portato ad un mondo dove reagire alla violenza è d’obbligo perfino per gli Stati di diritto, figuriamoci per il singolo individuo.
Gli occhi di Gammazita c’indicano che il rispetto del teatro di figura, e l’impostazione recitativa quasi clownesca, insieme al trasporto della musica di Verdi, contribuiscono a comporre uno spettacolo che riesce ad affabulare e a conquistare il pubblico.

La Realizzazione
Uno spazio scenico anche non tradizionale (sarebbe affascinante rappresentare lo spettacolo sulla piazzetta di Gammazita) che abbia il requisito di essere ampio almeno 4x4, accoglie una baracca multifunzionale su ruote che, come un carro di Tespi, girando su ognuno dei quattro lati, offre diverse ambientazioni. Da una parte il telo “storico” dove i personaggi scorrono, con l’aiuto di linguette; da una parte lo sfondo del pozzo con il suo mistero di luci e di voci; nella terza i pupazzi si mostrano “a tutto corpo”; nell’ultima uno “specchio” elastico svela e nasconde le identità del Cantastorie e della Popolana. I dipinti sono ispirati ai colori e alle forme della tradizione siciliana, in particolare a quelli della ceramica.


 

CARDELLO
Liberamente ispirato al romanzo di Luigi Capuana
Adattamento drammaturgico, allestimento scenografico marionette e maschere
di Letizia Catarraso
Con
Filippo Aricò, Letizia Catarraso, Amanda Catania
Dipinti di
Laura Lo Faro
Creazione Luci e regia di
Filippo Aricò


Con questo spettacolo vogliamo continuare il percorso già iniziato con Candeloro il puparo, liberamente ispirato alle novelle di Verga.
Cardello è il protagonista di un racconto di Luigi Capuana, ed anche in questo caso ci si ritrova dinanzi ad un autore del secolo scorso che racconta di un puparo, don Carmelo, un personaggio però notevolmente diverso da quello del Candeloro verghiano.
Uomo compassionevole ma violento che adotta un ragazzino di strada e gli insegna l’arte dei pupi ma poi uccide la moglie e disperde la preziosa esperienza della sua arte.
Ma Cardello ha dinanzi a sé una vita ricca di sorprese e, soprattutto, di Maestri che sono disposti ad istruirlo come un figlio pur di imprigionarlo nei valori del loro piccolo mondo. Così viene a conoscere, passando da un’esperienza all’altra, e soprattutto superata la soglia storica dell’Unità d’Italia, il mestiere di servitore di un Diacono e di assistente del Piemontese, “nordico imprenditore”.
Lo spettacolo, incentrato su una notevole prova interpretativa ed attoriale, mostra una variegata rassegna di effetti scenici e maschere parlanti, marionette classiche, ed un originale teatrino di un’immaginifica opera dei pupi.
I coloratissimi costumi e un testo sempre sul filo della sorpresa completano una favola che, dal passato, continua ad istruire e a divertire i più piccoli.
L’allestimento, colorato ed umoristico, che smussa e stilizza l’umore patetico del racconto originale è adatto alle famiglie e per bambini di tutte le età.


ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI
Di Goldoni

Spettacolo di marionette ed attori
con
La compagnia dei giovanissimi del Teatro Zig Zag
 

 

Il Testo
Letizia Catarraso scorrendo il popolare testo di Goldoni ne ha tratto l’essenza allegra della commedia dell’arte rendendo a pieno al protagonista Arlecchino l ‘onore delle sue furberie e, soprattutto, delle sue peripezie per mangiare a sazietà e per guadagnare alle spalle dei suoi padroni senza dovere necessariamente lavorare. In parallelo scorre la storia di due innamorati ostacolati più dagli imbrogli di Arlecchino che dalla testardaggine di Pantalone
La Realizzazione
Un luogo deputato dove due piccole strutture dipinte, che rappresentano gli ambienti dove si narra la vicednda, che costruite su ruote variano con fluida continuità l’ambientazione e i colori della scena. Questi movimenti permettono agli attori di potere agire vicino al pubblico e alle marionette di essere visibilissime
Le Marionette
Grandi, appariscenti, e realizzate con carta trattata in maniera speciale e dipinta con colori che danno risalto ai movimenti e allegria alle scene.


                 …E SETTE!!!                   
Di Letizia Catarraso
Spettacolo di marionette ed attori
Attori e Manovratori
Letizia Catarraso
Filippo Aricò

Il Testo
Liberamente elaborato da una tipica trama popolare, il testo narra la comica vicenda di una ragazza golosissima, la cui madre, infastidita da quest’imbarazzante e dispendioso difetto, si è abituata a porre fine, un po’ troppo rudemente, ai pasti della figlia: le appioppa, infatti, alla settima portata, una decisa bastonata. Testimone occasionale della scena è un ricco ed eccentrico Capitano in pensione al quale, per non confessare la verità, ma anche per sbarazzarsi della figlia, la donna racconta che la ragazza è un’instancabile lavoratrice ed è proprio la compassione per la sua fatica a giustificare le sue brusche maniere.
La bugia fa nascere una serie di equivoci da cui scaturiranno molte sorprese divertenti per la madre bugiarda, la figlia ingorda ed il capitano opportunista.
Senza dimenticare le vicissitudini di alcuni personaggi di contorno: un sole ed una nuvola troppo curiosi, una gallina invadente ed un po’ snob, tre streghe bruttissime ma molto pazienti…fino ad arrivare all’inevitabile lieto fine per il quale se è vero che il lavoro nobilita l’uomo, è vero anche che il fortunato non sa cosa farsene di questo faticoso blasone.

La Realizzazione
Non uno spazio scenico deputato, ma un percorso itinerante, strada, giardino pubblico o locale coperto non importa, purchè i due attori manovratori abbiano la possibilità di muoversi a ridosso e tra i ragazzi.
Essi indossano, infatti, sul loro corpo, una costruzione scenica che fa da sfondo, da quinta, da
baracca alle marionette stesse, mentre danno voce “a vista” a tutti i personaggi.

Le Marionette
Grandi (altezza 80 cm. Circa) e volutamente appariscenti, sono molto curate nei particolari. Grande importanza assume l’espressività dei volti, che sono realizzati in cartapesta.


IL POSTINO FORZUTO
Di Filippo Aricò
Spettacolo di burattini,attori e musici
Attori e Manovratori
Filippo Aricò
Letizia Catarraso

 


Il Testo
Ispirato ad una delle tante fiabe di Gianni Rodari, il testo narra di un postino di provincia che, essendo un forzuto frequentatore di palestre, viene invitato dal Sindaco e spronato dalla sua fidanzata, a partecipare alle Olimpiadi che si tengono in Alessandria d’Egitto. Tante le avventure, molti i personaggi che si alterneranno.

La Realizzazione
Una classica baracca di burattini fa da protagonista e, allo stesso tempo da scenografia poiché lo spettacolo non viene solo recitato dai burattini, ma anche vissuto dai bambini che seguono e che vengono coinvolti dalla musicista che esegue brani dal vivo.

I Burattini
Realizzati con il classico materiale di cartapesta e con costumi robusti e facili da manovrare, poiché si ha l’intento di farli utilizzare agli stessi piccoli spettatori.

DON CANDELORO IL PUPARO
Di Letizia Catarraso
(liberamente tratto dalle novelle di Giovanni Verga
“Don Candeloro e C.” e “le Marionette parlanti” )
con
Filippo Aricò, Letizia Catarraso, Amanda Catania e Gian Maria Aricò
Musiche originali di
Dario Aricò
Regia di
Filippo Aricò


Il colorito ed efficace ritratto d’epoca che Verga ricava dall’osservazione e della frequentazione diretta di un fenomeno grandemente popolare come il Teatro dei Pupi, ha offerto la possibilità per uno spettacolo che sia al tempo stesso un omaggio al teatro di figura siciliano (l’opera dei pupi appunto) ed a un personaggio emblematico come il Don Candeloro verghiano.
Il nostro grande scrittore tratteggia infatti un’immagine d’uomo così vivida e ricca di tratti teatralmente comunicabili che non poche compagnie si sono cimentate in una sua rappresentazione.
La chiave da noi scelta è stata quella di una reinterpretazione comica e leggera di una vicenda che, se seguita alla lettera, offre pochi spunti faceti, ma anzi si colloca, pur nella magica cornice dell’ambientazione, nella galleria dei ritratti di “vinti” del poeta di Vizzini.
Così sono stati introdotti elementi e spunti derivati dalla recitazione circense e lo snodarsi della trama diventa occasione per mostrare e far vivere diverse tecniche del teatro di figura, come il teatro delle ombre e quello delle marionette e dei burattini propriamente detti.
Il tutto legato da una corposa interpretazione attoriale, sia nel personaggio principale di Candeloro, vero “Mangiafuoco” siciliano, sia nei ruoli più teneri di Grazia e della giovane coppia formata da Violante e Martino.
La coproduzione, realizzata insieme alla Famiglia “storica” della “Marionettistica dei fratelli Napoli”, permetterà poi, ad un pubblico che può ben essere di tutte le età, di apprezzare l’arte, la tecnica ed il “dietro le quinte” di quest’arte così antica e così nobile proprio nel cruciale combattimento tra Orlando e Rinaldo.

IL BAMBINO SOTTOVUOTO
Di e con Letizia Catarraso
con
Filippo Aricò ed il piccolo
Musiche di
Dario Aricò
Regia di
Filippo Aricò


Il testo è liberamente ispirato al romanzo della scrittrice austriaca Christine Nostlinger.
Il vivace e movimentato svolgimento della trama è interpretato da tre personaggi-attori e da alcune marionette e burattini.
Berta, Egon e Marius – un bambino perfetto – così perfetto da non sembrare vero (ed infatti è stato costruito e spedito per posta in una confezione liofilizzata), ridisegnano i rapporti familiari ed i loro stessi caratteri in favore di un’autenticità che solo l’affetto può determinare, fino a quando il loro appena costituito nucleo non viene minacciato dall’esterno….ma è stata troppa la fatica nell’adeguarsi l’uno all’altro per potere rinunciare a difendere la loro convivenza ormai felice.
Trama divertentissima e coloratissima di colpi di scena, il Bambino sottovuoto è uno spettacolo che può essere gradito sia dai ragazzi che dagli adulti, anche perché propone una “morale” che, in tempi di disgregazione come quelli che stiamo vivendo, aiuta a riscoprire valori tanto evidenti da apparire scontati.
In uno spazio che rappresenta di volta in volta la casa di Berta, la scuola, l’ufficio della direttrice didattica ( grazie a pannelli fumettistici dipinti a vivaci colori) si muovono i personaggi attori, apparentemente goffi e caricaturali, quasi parenti dei clown, ma in realtà, pieni di realistica umanità.

RACCONTA UNA FIABA ALLA MAMMA
Di Letizia Catarraso
Marionette burattini e macchine di schena

In un paesino in riva al mare, un pescatore porta i suoi figli in viaggio con se sul mare; viaggio pericoloso ma anche ricco di avventure e possibilità fantastiche.
I ragazzi, come in un sogno passano attraverso questo incantevole rito di iniziazione e riportano alla madre che li aspetta a casa le loro scoperte, il loro cambiamento, la loro avvenuta crescita.
Una carrellata di personaggi fa loro da contorno: la bambola ed il suo venditore, il domatore di leoni, Caterina e la sua capretta Sesametta, il tutto scandito da musiche e canzoncine allegre ed orecchiabili.
I pupazzi che animano la scena, costruiti in modo da poter essere utilizzati sia come burattini che come marionette, “vivono” queste giornate d’avventura in un microcosmo di situazioni emozionali.
Il testo originale è stato elaborato dall’autrice in occasione di alcuni corsi di animazione teatrale ed arricchito dai suggerimenti dei bambini.

LA BARBA DEL CONTE
di Letizia Catarraso
Spettacolo di burattini in gommapiuma


In un paesino della Sicilia, proprio in cima ad una ripidissima montagna,
gli abitanti vivono una loro piccola ma importante tragedia rurale: le loro
pecore spariscono misteriosamente.
Il Conte, gran signorotto del luogo, promette di aiutarli ma il suo stesso comportamento è ambiguo.
Si vocifera sia la strega Micillina l’autrice del misfatto ma gli abitanti sono troppo pauroso e non sanno far altro che subire.
Fino all’arrivo di Masino, un ragazzo furbo e coraggioso che saprà risolvere l’enigma e smascherare il colpevole.
Il particolare allestimento scenico vede l’utilizzo di una grande costruzione di tela che rappresenta l’intero paese in cui si svolge l’azione.
I pupazzi, di gommapiuma e dalla movibilità concentrata nelle espressione del viso e in quella labiale, si affaccia dalle aperture delle case del paese, “muovendosi” coralmente.

LA TORTA IN FACCIA
di Letizia Catarraso
Spettacolo di clownerie per grandi e piccini
Con
Letizia Catarraso,Filippo Aricò
e i giovani attori della compagnia
Musiche di
Dario Aricò
Regia di
Filippo Aricò


Non è un semplice pretesto per ridere, anzi uno spettacolo che parte da una base educativa sui problemi dell’educazione stradale per i bambini, eppure, con questo spettacolo di risate il pubblico se ne fa tante.
Incontra stralunati personaggi, come Urbano un vigile che si prende davvero a cuore il benessere degli automobilisti e dei pedoni, oppure come Sam, conducente di autobus sulle strade…della fantasia! La seconda parte della storia invece, prende
spunto da una rivisitazione della favola di Cenerentola fino all’esilarante finale, naturalmente condito di “torte in faccia”!
Un divertente autobus cittadino offre ai piccoli spettatori un viaggio nelle regole del codice della strada; aiutato in questo da un solerte vigile…Urbano e da un simpatico autista, Sam.
Ma, dopo aver appreso le regole della precedenza e della “gentilezza” come pedoni e come futuri guidatori, i bambini verranno trascinati in una sarabanda di risate, al ritmo circense di nonsense che ricordano quelle del teatro di rivista, sulla falsariga dello stile sempre verde di “Vieni avanti, Cretino!”.
In un alternarsi di dialoghi che coinvolgono burattini ed attori si snoda anche una spassosissima rivisitazione della famosa fiaba di Cenerentola…
Una carrellata, insomma, di gag che però non perdono d’occhio la voglia di educare sempre insita nel Teatro.
E le torte? Anche quelle c’entrano! Come… lo si scoprirà solo nel finalissimo.


TEATRO DI PROSA


IL GIOCO
di e con Letizia Catarraso
Regia di
Filippo Aricò
Musiche di
Mozart, Bach, Pergolesi


E’ un monologo che vede protagonista una dama settecentesca, nella camera chiusa di una casa che moltiplica all’infinito l’eco delle voci e dei pensieri.
La donna imbastisce un misterioso gioco a nascondino con un uomo che sembra la stia ascoltando.
I suoi movimenti sembrano tracciare una linea tra verità e menzogna, luce e buio, coscienza ed inconscio. Quanto sottile si rivelerà questo confine? Lei incarna queste dissoluzioni, se ne fa portatrice e vittima. E’ il “mal de vivre”, il solletico irrefrenabile della passione sulla superficie della ragione, ma è anche una storia a chiave che cela impensabili sorprese: perché il gioco sottilmente erotico del nascondersi e dell’inseguire è in realtà una recita in costume, uno psicodramma che mette in scena una necessità regressiva e dunque richiama il mondo dell’infanzia con la sua poesia ma anche con le sue trappole mortali e la sua protagonista si rivela alla fine essere anch’essa una marionetta, una specie di giocattolo animato, un automa da bottega di orologiaio di quel settecento con cui pericolosamente gioca.
Lo spettacolo si presta ad essere messo in scena in ambienti anche all’aperto particolarmente suggestivi e raccolti come, ad esempio, antichi cortili, angoli di giardini in cui si possa isolare una porzione dal transito dei passanti, ed in cui il pubblico, seduto e motivato all’attenzione, possa fruire completamente dell’ascolto.

UOMINI DI FINE MILLENNIO
testo e regia di Letizia Catarraso
Con
Filippo Aricò
Musiche di
Dario Aricò

“Fine millennio” è forse l’espressione più inflazionata di questo periodo. I titoli dei giornali ne sono pieni, quasi che farla compitare facesse finalmente scoprire che non solo un secolo sta per finire ma anche un’epoca, un modo di pensare, perfino lo sguardo da rivolgere ad un futuro che, abbattuta la barriera del secondo millennio, è vertiginosamente sgombro di altri orizzonti.
Da queste riflessioni nasce il percorso teatrale tracciato da Letizia Catarraso. Sono proprio ritratti di uomini; sembrano fantasiosi ma, in ognuno, si nasconde un ritaglio di quelle grottesche verità che affollano le cronache. Una sorta di singolare museo di contemporanei a cui il pubblico sarà invitato ad assistere: il commesso che si finge omosessuale per lavorare nel negozio di alta moda femminile, l’uomo che accudisce con malcelata insofferenza un misterioso animale, il cacciatore di topi, il collezionista di parole che riecheggia lo “zapping” televisivo, lo spazzino che raccoglie l’immondizia del secolo...
Lo spettacolo, nella sua attuale versione, è interpretato da un solo attore. Grazie a cambi velocissimi, i sei personaggi dell’atto unico si susseguono con brevi interruzioni scandite dalla musiche e da video proiezioni.

LA CONDIZIONE
di Letizia Catarraso
Con
Filippo Aricò Letizia Catarraso
Scene e costumi di
Maria Giovanna Palazzo
Regia di
Filippo Aricò

Una famiglia siciliana, agli inizi degli anni ‘60, proprio quando il boom economico trasformava un mondo contadino, già provato dalla guerra ma ricco di valori etici, in una società consumistica egoisticamente opportunista, riceve un inaspettato lascito da una vecchia scorbutica prozia defunta. I familiari, separati dalla loro stessa diversità di aspirazioni, si trovano a fare in conti con i loro desideri: La madre, inaridita dal rimpianto per una giovinezza non vissuta pienamente; il figlio, mosso dall’ambizione di riscatto economico; la figlia, perduta dietro sogni romantici; il padre, che si sacrifica con il suo lavoro e con la sua stessa vita in nome di un affetto che non riesce ad esprimere altrimenti...
La vicenda è giocata su toni leggeri, a cui si mescolano digressioni di grottesco e di patetico, e si ricollega perciò brillantemente ad una tradizione vernacolare troppo spesso sottovalutata a vantaggio di una precaria letterarietà linguistica rivendicata dal Teatro.
Il testo, scritto in un dialetto siciliano poetico che filtra le suggestioni di tradizione martogliana mescolandole con le necessità più moderne di una drammaturgia di ricerca, vede in scena quattro attori.


DE’ I MIEI BOLLENTI SPIRITI
di Letizia Catarraso
Con
Filippo Aricò
Letizia Catarraso
Francesca Vaccaro
Regia di
Filippo Aricò
Musiche di
Federico Landini

Due donne sono vittime e tiranne al tempo stesso del loro modo di vivere l’amore e delle loro relazioni con l’esterno. Rinchiuse nello spazio opprimente di una sauna, nel centro di salute gestito da un’anziana ex atleta, tra vapori ed umori che provengono da un corpo e da una femminilità sempre più difficile da gestire, si trovano a confrontare le loro ansie ed aspirazioni.
Carla, signora languida ed un po' snob, complice della proprietaria del locale, vuole trascinare Sandrina, arruffona ed insofferente, nel suo gioco di dubbi e di insinuazioni.
A rendere più ambigua la vicenda, che pure non manca dei toni lievi della commedia, l’inserimento di musiche operistiche e del commento di un conduttore radiofonico dai contenuti e dai toni surreali.


PROMETEO
Testo, regia, scene e costumi di Letizia Catarraso
con
Filippo Aricò, Piero Pistone, Letizia Catarraso, Martino Nociforo
Musiche di
Dario Aricò

Nel bianco semicerchio di una stanza, all’interno di una casa dall’ampiezza afona, assorta, visibilmente inadeguata al vivere, un uomo è in simbiosi quasi completa con una sedia colorata, metafisica, invadente.
Come il Prometeo eschileo è semplicemente un uomo seduto che riceve visite.
Marina, sua moglie, si sforza di condividere l’ossessione di lui, ed il tramite per riuscirci è la sua propria paura, l’arma di immedesimazione più efficace che esista.
La prima visita che l’Uomo-Prometeo riceve è quella del suocero: realista, sdolcinatamente ipocrita, in poche parole: un conservatore.
La seconda ed ultima quella del suo carnefice ed assassino: l’infermiere che abitualmente lo cura e gode del suo declino.
Tra le due visite c’è il paradigma di un’esistenza che si rifiuta di porsi limiti, di immaginarsi dèi, di consentirsi un’esistenza diversa da quella della pur implacabile disperazione dell’Umano.
Una scommessa lucida contro il Potere che sfrutta invece proprio queste speranze, che dell’immaginazione sulla paura pure si serve, a condizione che si tratti della paura degli altri.
Sembra quasi vincere Prometeo, quasi realizzare il suo sogno di un figlio “anormale” come lui, come lui in simbiosi con la sua tenace voglia di Rivoluzione. Quando, poiché davanti alla voragine della morte, neanche lui riesce ad esimersi dall’appellarsi all’individualismo, dal gridare “Io!”, la sua esistenza si sbriciola in polvere ed il figlio che Marina partorisce si rivela frantumi di quelle stesse aquile che lo aggredivano, pietra striata di sangue.